Lignum est Vita

La Natura è Madre di creature meravigliose: irripetibili per il loro design, insostituibili per le loro funzioni. C’è Sua Maestà l’albero tra di loro, l'essere vivente più longevo sulla Terra: con il suo metabolismo dà la vita a tutti gli esseri umani del pianeta, con il suo tronco dà ospitalità al tessuto vegetale tra i più preziosi della natura.

Il legno è stato uno dei protagonisti nello sviluppo della civiltà umana: qualunque etnia lo ha usato per le sue caratteristiche meccaniche ed estetiche già dalla lontana preistoria, ma ancora oggi è così vicino – tra di noi e attorno a noi – in più ruoli e mansioni. È il materiale grezzo per l’ebanisteria, la falegnameria e l’edilizia e molti artigiani lo scelgono per dare forma a oggetti di uso domestico.

Offre la sua protezione come isolante termico e acustico e rimane ancora l’unica materia prima per la produzione della carta. L’albero è stata la prima fonte utilizzata come combustibile per generare calore da quando l’uomo ha scoperto il fuoco.

migliore legno per serramenti

Il migliore legno per la produzione di serramenti.

Ogni giorno PM Serramenti guarda gli alberi da tutti i punti di vista, li studia in tutte le loro potenzialità, li rispetta per il loro ruolo di garante del futuro nel mondo. Dal 1984, PM Serramenti plasma la materia di più tipi di legno – dall’abete rosso al wengè – e nella produzione di serramenti di ognuno esalta la tipica bellezza, sposa il naturale design, ne diffonde le inconfondibili note profumate.

Tra Conifere e Latifoglie

La scienza suddivide il regno vegetale in due grandi famiglie.

Le Conifere

Sono comparse sul pianeta Terra circa 385 milioni di anni fa e si riproducono con semi contenuti in strutture legnose a forma di cono: le pigne. Hanno foglie aghiformi e un ricambio fogliare lento e progressivo, per questo sono chiamate piante sempreverdi. Tranne alcune specie, le nuove foglie nascono durante la crescita dell’albero e non nei periodi di cambiamento climatico. Le Conifere crescono nelle zone fredde dell’emisfero boreale o nelle regioni temperate del Nord e formano in modo spontaneo vaste foreste.

Le Latifoglie

Sono apparse sulla Terra circa 200 milioni di anni fa in esemplari che si riconoscevano già per le loro foglie larghe, piatte e caduche. I frutti di ogni specie di albero contengono i semi e la riproduzione avviene attraverso i fiori. Le Latifoglie nascono nelle zone di pianura o sulle lievi pendenze delle colline, dove trovano il clima temperato e mediterraneo per crescere. Così, fra Conifere e Latifoglie, vive l’uomo.

Così, fra Conifere e Latifoglie, vive l’uomo.

migliore legno per infissi

Abete rosso

Conifere |

“Il musicista dipinge il silenzio, il liutaio gli dona il pennello!”

È comparso all’inizio nel Nord Europa per poi estendersi fino ai monti Urali. Oggi, è presente soprattutto in Norvegia, ma sopporta qualsiasi clima, dalle temperature più rigide a quelle più miti e si adegua a vivere in più tipi di terreno, da quelli superficiali a quelli molto profondi, sia asciutti sia umidi.

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Se entri in un bosco di Abete rosso potrai sentire il suo profumo intenso e avvolgente, ascoltare il silenzio attorno mentre cammini sul soffice tappeto di aghi che si forma ai piedi degli alberi e goderti la freschezza dell’ombra sotto le loro chiome. Fa parte della famiglia delle Conifere sempreverdi, ma prende il nome dal tono bruno rossastro della corteccia. Verde scuro è il colore delle foglie aghiformi, pungenti e disposte a spirale sui ramuli e il suo legno bianco è noto per la straordinaria rigidità in rapporto alla leggerezza. Per questo è molto usato nell’edilizia, ma grazie alla sua fibra sottile e alla scarsa presenza di nodi è destinato a più usi: dalla cassetta della frutta agli strumenti musicali. Possiede una spiccata elasticità che permette la diffusione del suono del pianoforte, del clavicembalo, del contrabbasso, del cembalo, dell’arpa e della cetra. I suoi canali linfatici sono minuscole canne d’organo che fanno da risonanza alle note prodotte dal violino, dalla viola e dal violoncello. Il Libro degli Alberi indica il giorno 24 dicembre come periodo dell’Abete Rosso. È il solstizio d’inverno, la festa del Sole vittorioso che i cristiani associano a Gesù Cristo e ne collocano quindi la data di nascita tra il 24 e il 25 dicembre. È del tutto probabile che, proprio per questo, l’Abete Rosso sia diventato in seguito per tutti l’Albero di Natale.

Castagno

LATIFOGLIE |

"Per San Martino castagne e buon vino"

Originario dell’Asia minore, arriva in Grecia molto tardi ed entra in Italia solo nel secondo secolo a.C. con il ruolo già a quel tempo di supportare l’uomo nelle sue esigenze primarie. Appartenente alla famiglia delle Fagaceae, il Castagno era l’albero dei poveri e pane dei poveri erano i suoi frutti, le castagne, acheni di colore rosso bruno ricchi di amidi che maturano da ottobre a novembre.

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Si allunga sia nello spazio, sia nel tempo: l’imponenza dei suoi rami si allarga in tutte le direzioni, formando un’ampia cima che nel pieno dello sviluppo raggiunge i 30 metri, mentre alcuni esemplari, come quelli che ancora vivono a Villa Taranto sul lago Maggiore, hanno superato i 400 anni di età. In Italia si estende fin sopra i 1000 metri dei rilievi appenninici e dei monti alpini e per la sua longevità è tra i testimoni più attendibili e più affidabili della Storia: sotto la monumentale chioma del Castagno dei 100 Cavalli, che si trova sulle pendici dell’Etna da oltre 2.200 anni, si ripararono da un violento temporale Giovanna d’Aragona e la sua scorta. Le sue foglie sono grandi e ovali, lanceolate e seghettate nei margini e i fiori maschili e femminili crescono sullo stesso albero caratterizzato da un legno forte e durevole, di colore caffelatte e ricco di tannini, con venature evidenti, una tessitura grossolana e un odore astringente. Per la sua elevata resistenza al degrado biologico il legno di Castagno è usato nella costruzione di palizzate, mobili, travertini, porte, finestre, scale, orditi dei tetti, mentre in passato con i suoi rami diritti i contadini realizzavano canestri, panieri, gerle e altri oggetti utili per la casa e il lavoro.

Cedro

Conifere |

“L’Albero della Vita”

Dall’Alaska alla California, dalle alte montagne del Nord America alle basse coste del Pacifico, dal clima freddo a quello più temperato cresce e si estende il Cedro che i nativi americani tagliavano e lavoravano per nutrirsi e vestirsi. Raccoglievano ed essiccavano la parte interna della corteccia per usarla come farina e lavoravano le sue fibre per produrre corde, cordini e fili per la tessitura di vestiti e coperte.

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La corteccia, morbida e fibrosa, si presta al taglio in liste lunghe e sottili, ma molto resistenti alla trazione e all’alterazione che si rivela una caratteristica indispensabile per la costruzione di palerie, imbarcazioni, scandole, oggetti di falegnameria fine, serramenti di ogni tipo, doghe per letti e creazioni di artigianato. Il Cedro, appartenente alla famiglia delle Cupressaceae, può vivere fino a 1000 anni e raggiungere i 70 metri di altezza attraverso una chioma che si espande molto e con rapidità, fatta di foglie aghiformi di colore verde scuro o bluastro, poiché spesso ricoperte da un sottile strato di pruina bianca. Il suo legno rossastro resiste anche dopo un secolo dall’abbattimento dell’albero grazie alla produzione di una sostanza chimica fungicida, il Thujaplicin, che rimane attiva per lungo tempo. La sua fama è dovuta anche al rapporto favorevole tra più parametri – prezzo, leggerezza, resistenza, elasticità e durata – che ne fanno uno dei migliori legni per le grandi costruzioni del settore edilizio come i palazzetti dello sport e i padiglioni fieristici. Gli indigeni d’America usavano il Cedro Rosso dell’Ovest per costruire le proprie case e svuotavano tronchi interi per creare le canoe e i totem.

Ciliegio

Latifoglie |

“Una ciliegia tira l’altra”

Per i golosi frutti che produce è chiamato anche l’Albero degli Uccelli e la loro mobilità ne favorisce la nascita con l’espulsione del seme non digerito e sparso un po’ ovunque. Vive meno di cento anni e per questo il Ciliegio simboleggia la precarietà di ogni esistenza sul pianeta Terra, ma soprattutto nel settore del mobile e dell’arredamento il suo legno è ricercato per le sue prestazioni meccaniche di resistenza alla compressione, alla trazione e alla flessione.

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Ha una corteccia lucida e grigio-argentata che si stacca in strisce, mentre all’interno è bruno-rosato con una tonalità chiara e giallastra che rende la superficie ideale per le lavorazioni di ebanisteria, le impiallacciature in falegnameria e la produzione di serramenti per il settore del lusso. I suoi fiori sbocciano alla fine di aprile bianchi come la neve, poi si schiudono le foglie ovali, appuntite e seghettate: alla fine matura una drupa carnosa tra il rosso brillante e il viola scuro che in Alsazia, in Germania e in Svizzera usano per produrre l’acquavite Kirsch, e in Inghilterra ne ricavano lo Cherry-brandy. Ma il Ciliegio non conosce confini e in Giappone è un oggetto di culto. In primavera, la fioritura è accolta da lunghi pellegrinaggi e affollati festeggiamenti, mentre l’antica ricorrenza chiamata Hanami, la Notte dei Ciliegi, esprime alcuni dei principi più rappresentativi della filosofia giapponese: la pazienza, il rispetto della natura, la pace interiore. La caduta dei fiori è uno spettacolo ammirato da tutto il popolo giapponese, che durante quei giorni di primavera coglie l’occasione per riflettere sul valore effimero della vita e rendere grazie agli Dei per una futura benedizione eterna.

Douglas

Conifere |

“L’albero odoroso”

Dopo la Sequoia è l’albero più alto d’Europa: in Italia raggiunge i 50-60 metri, ma gli esemplari non sono ancora abbastanza vecchi per produrre un legno pesante e durevole come quello che invece cresce e matura sui pendii delle Montagne Rocciose d’America, dove il Douglas arriva fino a 100 metri.

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Originario dell’America Nord-Occidentale, cresce in modo spontaneo in luoghi ben esposti e terreni freschi, fertili e profondi con un’elevata umidità atmosferica e ha una corteccia grigio-bruna che in età avanzata diventa di colore rosso-bruno o violaceo con profonde fessure visibili a occhio nudo. I fiori maschili sono gialli nella parte lassa del ramo, mentre verdi e rosati sono quelli femminili all’apice del ramo e disposti in grappoli separati sulla stessa pianta. I frutti sono coni pendenti di colore marrone chiaro con lunghe brattee sporgenti a tre lobi, mentre le foglie aghiformi e disposte a spirale hanno proprietà resinose e aromatiche: quando le strofini emanano un odore di limone. Ma è il profumo del legno Douglas a riportarci alla tipica atmosfera che si respirava nelle falegnamerie di una volta, quando potevi entrarci a occhi chiusi e riconoscere il mestiere che ogni giorno in quel luogo si compiva. Oggi, il settore industriale ne apprezza la sua leggerezza e la sua robustezza per produrre porte, pavimenti, serramenti, ponti, case, barche o per realizzare impiallacciature e compensati di qualità. Per la sua geometrica ed elegante chioma triangolare e per il portamento snello, questo albero, appartenente alla famiglia delle Pinacee, è presente in molti giardini come gradevole elemento ornamentale, soprattutto per gli aghi di colore verde con sfumature grigie o blu.

Faggio

Latifoglie |

"L’Albero più elegante fra le latifoglie europee" 
(G.P.Rivolta)

Tra gli alberi più longevi della terra, con esemplari che raggiungono anche i tre secoli di età, il Faggio fa parte della famiglia delle Fagacee diffusa nelle monocolture di tutta Europa. Grazie agli strati di foglie sovrapposti, la sua chioma crea un’ombra fitta che ostacola la crescita di specie vegetali bisognose di luce e per questo la zona circostante le foreste di Faggi è sempre priva di cespugli.

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Disposte in modo alterno sul ramo, le foglie in autunno si presentano sul palcoscenico della natura con colori spettacolari, dal giallo-arancio al rosso-bruno, e danno il loro contributo alla messa in scena di memorabili paesaggi fiabeschi. I frutti sono ghiande che un tempo, private del pericarpo velenoso, venivano arrostite al posto delle castagne, o tostate per preparare una bevanda simile al caffè oppure macinate nei lunghi periodi di carestia per produrre la provvidenziale farina. L’olio estratto dai semi ha un colore pallido e un sapore dolciastro, utilizzato in cucina come condimento o come combustibile, mentre per la sua lunga combustione il legno di Faggio è usato per riscaldarsi. È omogeneo e pesante, privo di elasticità, ma molto resistente, ideale per i lavori di tornitura o per la produzione di scale, serramenti, sedie, mobili, chitarre e pianoforti. A metà dell’Ottocento il geniale artigiano austriaco Michael Thonet inventò un sistema per curvare il legno di Faggio con l’azione combinata della pressione e del vapore, e gli permise di costruire mobili molto apprezzati che hanno influenzato gli stili di quell’epoca. Oggi, le sue sedie di Faggio e paglia intrecciata di Vienna sono oggetti di antiquariato, mentre nel primo Novecento il modello n. 14 da lui progettato è stata tra le sedie più vendute con 50 milioni di pezzi.

Frassino

Latifoglie |

“Quando venne creato il Frassino, tutti gli Alberi della foresta provarono invidia.
Era l’Albero più bello, parlarne male era impossibile.”

È così bello nel suo colore bianco-giallo, con venature estetiche e grana grossa, che tutti gli artigiani lo vogliono per produrre tavole da sci, remi e alberi per imbarcazioni a vela, racchette da tennis, bastoni per l’hockey su ghiaccio.

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I Greci sfruttavano la sua durezza e la sua compattezza per realizzare archi e lance, armi che si dimostravano elastiche e indeformabili durante le battaglie, mentre nei cieli delle due Guerre Mondiali volavano aerei da combattimento – il biplano italiano Caproni Ca.33 e il monoplano inglese De Havilland DH.98 Mosquito – con la struttura in legno di Frassino. L’albero appartiene alla famiglia delle Oleacee e nel corso del tempo si è diffuso dalle coste atlantiche del Nord Europa fino al Mar Caspio e dal Nord delle Alpi fino all’Italia Centrale in suoli fertili, freschi e profondi. Raggiunge altezze anche di 45 metri e muore giovane dopo 120-150 anni di vita, giusto il tempo per crearsi uno spazio vuoto attorno, allungando le proprie radici in tutte le direzioni, che impediscono così la crescita di altre vegetazioni e favoriscono soprattutto in autunno l’esibizione in versione giallo vivo delle sue foglie paripennate. A forma di pannocchie e di colore verde-giallognolo sono i fiori, in gran parte ermafroditi e profumati, che sbocciano in primavera prima delle foglie, sopra un tronco diritto e slanciato, dalla corteccia opaca e grigiastra. Il frutto contiene un sacco di semi che diventano cibo per uccelli e piccoli mammiferi, mentre dalla corteccia in agosto si estrae con un‘incisione un succo zuccherino che coagulandosi forma la manna, una sostanza di cui in passato, secondo la Bibbia, si nutrivano gli israeliti durante la traversata del deserto.

Larice

Conifere |

“L’Albero dorato”

Lo spettacolo va in scena in autunno sulle pendici delle montagne, quando il sole allunga i suoi raggi verso gli aghi e li impreziosisce in tutte le tonalità del giallo oro, prima della loro caduta.

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Il Larice, infatti, è una delle poche conifere che durante l’inverno si spoglia per offrire agli sguardi ammirati degli escursionisti l’eleganza della sua nudità: slanciata e diritta nel tronco, rivestita di una corteccia spessa, fessurata e rosso-bruna. Ma questo albero è prezioso anche per la sua capacità di colonizzare terreni aridi e degradati a beneficio della comunità delle foreste che fin dalla sua origine si è diffusa nell’Europa centrale, dalle Alpi ai Carpazi occidentali. Preferisce luoghi soleggiati e asciutti e non sopporta l’umidità del terreno da dove si alza fino a 40 metri, formando una chioma stretta e conica che con il tempo si appiattisce sulla cima. In primavera, è tra i primi alberi a mettere le foglie aghiformi che si allungano fino a 3 centimetri su corti rametti, e dalla sua corteccia si estraggono quei tannini utili al settore della concia e a quello della tintoria, mentre dal legno si distilla l’alcool etilico. Dopo il taglio, il Larice si presenta con l’alburno giallastro e il cuore rosso-bruno, duro e resinoso al tatto, solido e duraturo nelle prestazioni che lo vedono protagonista soprattutto nei cantieri navali per la costruzione di grandi imbarcazioni e nelle aziende artigiane per la produzione di scale, mobili, serramenti, scandole, mentre in passato lo usavano per realizzare botti da vino e da aceto. Dalla sua resina si estrae una sostanza, la trementina di Venezia, e dalle foglie si ricava la manna di Briançon, un prodotto zuccherino biancastro, che si forma grazie alle punture di insetti sulle foglie e sui rami giovani.

Mogano

Latifoglie |

“Legno di grande ebanisteria”

È così richiesto per la sua bellezza dagli ebanisti di tutto il mondo e per la sua leggendaria risonanza dai liutai di ogni continente, da essere ormai del tutto estinto nella sua terra di origine, l’area caraibica che comprende gli stati di Bahamas, Cuba, Giamaica, Haiti, Santo Domingo e Florida.

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La specie Swietenia mahagoni, appartenente alla famiglia delle Meliacee, è stata infatti sfruttata senza freni in passato e senza un controllo pianificato dagli stati proprietari delle foreste, così il Mogano più lavorato oggi è lo Swietenia macrophylla, che si è diffuso nell’America continentale, dal Messico al Brasile. Altre specie simili al mogano vero, quello americano, sono i cosiddetti moganoidi – Tiama, Kaya, Sapelli, Sipo, Kosipo, Okoumè – che provengono in gran parte dal continente africano. A bilanciare la ricchezza delle specie c’è la grande varietà di colori del legno: giallognolo l’alburno, giallo o rosa salmone il durame che con il passare del tempo diventa bruno rossiccio o rosso dorato. Le venature a volte diritte, altre volte intersecate esprimono la sua eleganza quasi barocca, mentre la sua durezza e compattezza si traducono in prestazioni meccaniche di resistenza alla compressione, agli sbalzi termici, alla flessione o all’usura del tempo. Per questo il Mogano viene usato in progettazioni di lusso nel settore dell’ebanisteria, dell’arredamento di interni, dell’edilizia e della nautica, mentre per la sua capacità di conferire al suono un timbro caldo, corposo e bilanciato viene usato nel settore della liuteria per la creazione di arpe e pianoforti. Grazie alla porosità e alla risposta armonica del legno, sono costruite in Mogano le chitarre elettriche e acustiche del noto liutaio Paul Reed Smith, e il mitico modello Gibson Les Paul disegnato nel 1952, una delle chitarre più famose nella storia del rock.

Noce

Latifoglie |

"Legno dalla magnificenza sacra e profana"

Insieme al Frassino condivide il primato di legno più elastico in natura. Può essere tornito, scolpito e sagomato per produrre i portali delle cattedrali, gli altari delle chiese, le statue dei Santi, come anche i mobili panciuti, i tavoli ricercati, i letti fastosi e persino i libri antichi.

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Di legno Noce erano fatte le eliche degli aerei della Prima guerra mondiale perché solo grazie alla sua elasticità gli ingegneri aeronautici potevano creare quella forma complessa capace di sopportare le forti rotazioni ad alta quota. Originaria dell’Europa e dell’Asia Sud-Occidentale, questa pianta, appartenente alla famiglia delle Juglandacee, può raggiungere un secolo di vita e un’altezza di 30 metri da dove in ottobre i malli anneriti liberano il noto frutto dal sapore tostato. Dal suo tronco tozzo, si allunga in grossi rami nodosi che si prolungano in ramoscelli sempre più sottili per formare una cima ampia e rotonda con foglie coriacee di colore verde scuro. Soffre il freddo e la siccità, predilige terreni profondi e soffici da dove le sue radici a fittone si espandono in lungo e in largo per assorbire una grande quantità di sali. Ha bisogno di spazio e luce per la sua ampia chioma e per questo fa vita appartata: emette una sostanza, il Juglone, che impedisce agli altri alberi di crescergli accanto ed è poco ospitale anche nei confronti degli uccelli che non lo scelgono come luogo dove nidificare. Nonostante questo comportamento poco sociale, c’era la consuetudine un tempo in alcune regioni della Francia di regalare un alberello di Noce alle neonate che poi sarebbero cresciute insieme alla pianta, e quando si fossero sposate ne avrebbero utilizzato il legno per costruire il letto nuziale.

Pino Silvestre

Conifere |

“Tutti siam macchiati d’una pece” 
Francesco Petrarca

Là dove prevale un clima continentale, temperato e freddo vive il Pino Silvestre. Si è diffuso dall’Europa all’Asia su suoli calcari come dolomie e serpentini, e sedimentari come arenarie e argille. In Italia è presente sia nelle vallate alpine, sia sulle alture dell’Appennino settentrionale.

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Appartiene alla famiglia delle Pinacee e le sue foglie sono aghiformi, rigide e pungenti, mentre i frutti sono pigne ovali di colore bruno chiaro o grigiastro, dalla base tonda e dall’apice acuto. Può arrivare fino a 50 metri di altezza, ma rimane snello fino alla vecchiaia visto che può vivere quasi 3 secoli e in casi estremi raggiungere l’età di 500 anni. Sotto il terreno sviluppa un sistema di radici a fittone che penetrano in profondità, anche in strati acquiferi, e sopra presenta un aspetto conico da giovane, piramidale espanso durante la crescita. È un albero ermafrodita: su una stessa pianta convivono sia fiori maschili – coni ovoidi di colore giallo – sia fiori femminili, strobili piccoli e verdastri. Il suo legno è ricco di resina con una tessitura media e una fibratura diritta: il tono giallognolo o biancastro dell’alburno attorno si differenzia dal colore del durame al centro. L’industria lo utilizza per più settori: in quello nautico ed edile per le costruzioni, in quello dell’architettura e del design per i serramenti, in quello della liuteria per gli strumenti, in quello dell’arredamento per i mobili, in quello degli imballaggi per il packaging. Dalla distillazione dei rametti, oggi si ricava l’olio essenziale noto per il suo profumo balsamico e per le sue proprietà rivitalizzanti contro la stanchezza e lo stress, mentre nell’antichità i medici distillavano la sua resina, la trementina, per ottenere la pece.

Quercia

Latifoglie |

"Se l'ulivo è il Mediterraneo, il Rovere o Quercia è il settentrione d'Europa"

Se per apprezzare o giudicare qualcuno si dice «sei forte come una Quercia» è perché questo albero, appartenente alla famiglia delle Fagacee, cresce verso l’alto con un tronco molto robusto e verso il basso con radici che fanno presa nelle profondità del terreno, fino a dargli la stabilità necessaria per resistere alle tempeste più devastanti che la natura può mettere in atto.

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È anche per questo che la Quercia è tra le specie di alberi più longeve presenti sulla Terra, con esemplari che vivono anche fino a 500 anni di età in terreni acidi da dove si allungano sopra i 40 metri di altezza, disegnando grandi chiome aperte a forma di cupola. È così che dà vita a grandi foreste attraverso foglie coriacee e oblunghe da 5 a 9 paia di lobi arrotondati di colore verde scuro. Dalla corteccia ridotta in polvere si ricava un tannino per il settore della concia, ma le sue capacità astringenti sono utilizzate anche in medicina: i greci e i romani estraevano dalle ghiande i tannini e ne sfruttavano le proprietà per curare la dissenteria, le emorragie e i sintomi della febbre. Dentro le pareti di Quercia francese invecchia il cognac e in quelle botti il legno trasmette ai vini rossi il sentore tannico ricercato poi nel bicchiere dagli esperti degustatori. Dalla lavorazione sempre impegnativa per la tenacia che il legno oppone, si producono complementi d’arredamento di lusso, serramenti, strutture di carpenteria, prodotti per il settore nautico, ponti e briccole veneziane. In passato, serviva una foresta intera per la costruzione di navi da guerra e da carico, come quelle della Compagnia delle Indie, che per il trasporto delle merci, nel 1600, aveva bisogno della robustezza della Quercia.

Red Grandis

Latifoglie |

“Aggrappato come un Koala all’Eucalipto”

Se vuoi vederlo dal vivo nel suo luogo originario, abbracciato dall’affetto di un Koala, devi andare in Australia, mentre se alzi lo sguardo lungo la sua corteccia grigio-marrone, può portarti fino a 50 metri di altezza e con alcuni esemplari anche fino a 90.

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È un albero generoso il Red Grandis: offre legname, riparo e ombra a molte popolazioni povere del pianeta. Grazie anche alle sue spiccate doti di resistenza agli ambienti difficili e poco ospitali, dal 1960 si è diffuso fuori del suo continente, l’Oceania, e ha raddoppiato la sua presenza in Brasile e soprattutto in Uruguay, oggi il suo primo esportatore nel mondo. Appartiene alla famiglia delle Myrtaceae che comprende quasi 700 specie, tante a portamento arboreo e con una facile predisposizione a perdere le foglie fatte di materiale molto infiammabile. La sua preferenza va tutta per i terreni profondi e sabbiosi che lasciano respirare le radici, alimentano i fiori ermafroditi a forma di coppa chiusa e nutrono i suoi frutti, capsule secche con piccoli fori da dove escono i semi. Dal polline e dal nettare si ricava un miele conosciuto per le sue proprietà antibatteriche e antisettiche, usato per curare le ferite, mentre con l’olio si creano profumi gradevoli all’olfatto e si producono saponi apprezzati nel settore cosmetico. Un chilo delle sue foglie è la dieta principale del Koala: l’uomo le raccoglie per produrre l’eucaliptolo, una miscela selezionata di terpeni per la cura delle vie respiratorie. Per la sua naturale propensione ad attivare e alimentare il fuoco è usato come combustibile e la sua fibratura regolare lo rende un materiale versatile per la produzione di componenti strutturali. Negli ultimi anni ha pure dimostrato di sapere resistere all’azione dannosa degli insetti e per questo è scelto nella produzione di elementi esterni come gli infissi.

Teak Burma

Latifoglie |

“Se c’è un legno vicino alla perfezione, questo è il Teak”
Gian Piero Rivolta

C’è un albero deciduo che cresce veloce e si propaga con facilità fino raggiungere i 40 metri di altezza. Si chiama Teak e appartiene alla famiglia delle Verbenacee. Occupa le regioni tropicali della Terra: India, Sud-Est Asiatico, Indonesia e Vietnam.

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Il migliore è la qualità Burma: si è diffusa nello stato del Myanmar, in quelle zone dai terreni profondi e alluvionali. Lì si manifestano climi che alternano stagioni secche a periodi monsonici, con una temperatura tra i 27 e i 36 gradi, la preferita dall’albero Teak. Il suo legno è saturo di olii che rendono la superficie impermeabile e impediscono lo sviluppo di funghi. Resiste a tutto: all’acqua, alle intemperie, alle termiti, al tempo. Molti dei templi costruiti in Asia hanno alle spalle più di un millennio: alcuni sono in piedi da 2.000 anni e ancora in buone condizioni grazie al Teak. Pontili, bordi piscine, parquet, manufatti per l’esterno, tolde di barche a vela: il Teak è perfetto per quelle costruzioni che devono sopportare l’ammollo e la conseguente espansione-contrazione tra bagnato e asciutto. Ha un solo difetto: la quantità di silice che contiene può usurare le lame taglienti degli utensili, ma con il suo colore bruno dorato, la tessitura fine e la venatura leggera è uno dei legni più belli da vedere. Da parecchi anni è diffusa la sua coltivazione anche nelle zone tropicali e sub-tropicali dell’Africa e dell’America centrale e meridionale, ma i risultati in termini di peso e resistenza meccanica sono inferiori a quelli del Teak asiatico, molto richiesto in ebanisteria per la sua grana e la sua qualità che mantiene anche dopo l’essiccatura. Dalla sua corteccia o dalle foglie si ricava il tè che le popolazioni dell’India e delle Filippine consumano in caso di febbre, mal di testa e indigestione.

Wengè

Latifoglie |

“L’albero dei tamburi del Congo”

Esplorare le origini degli alberi è come fare un giro del mondo a scoprire le bellezze del pianeta e qui, tra queste righe, il Wengè ci porta nell’Africa tropicale, in quella regione tra il Mozambico e il Congo attraversata dall’equatore, dove questa pianta sempreverde, appartenente alla famiglia delle Papilionacee, trova terreni asciutti e cresce in foreste aperte o in estensioni più dense e pluviali.

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All’esterno il fusto si riconosce per il suo aspetto nodoso e contorto che non va oltre 1 metro di diametro, mentre si allunga in rami fino all’altezza massima di 20 metri. All’interno, invece, si riconosce per il netto contrasto di colori tra l’alburno bianco lattiginoso, quasi giallo, e il durame marrone scuro con venature che tendono al nero. La sua durezza rende il legno impegnativo nelle operazioni di segagione e perforazione con chiodi e viti, ma poi il Wengè ripaga quel lavoro con oggetti dal design elegante e di grande effetto estetico, soprattutto nel settore del mobile. Nonostante il lungo tempo richiesto dall’essicazione e dalla stagionatura aumenti il suo costo, possiede caratteristiche meccaniche che le aziende sfruttano per produrre scale, pavimenti interni ed esterni, fondi di veicoli, attrezzi sportivi, mentre l’aspetto gradevole creato dalle venature sottili e fitte in una tessitura media e grossolana lo rendono perfetto per pannelli decorativi, impiallacciatura, calci da fucili e sculture. Le popolazioni africane gli attribuiscono proprietà magiche: la credenza vuole che quando viene utilizzato per realizzare manufatti il legno Wengè sprigioni, attraverso di loro, tutta l’energia vitale accumulata durante la crescita della pianta.  Le sue chiare potenzialità timbriche si sentono nel suono prodotto da chitarre e bassi elettrici, come dai tamburi delle popolazioni autoctone del Congo.