La Porta Storia

La Porta

C’erano gli schiavi da sorvegliare, l’aria da fare circolare in estate, il calore dei bracieri da diffondere d’inverno. Una porta avrebbe potuto impedire la vista, ostacolare il refrigerio di un filo di corrente o favorire il freddo mentre fuori gelava. Per queste ragioni, all’interno delle case dell’età greco-romana, le porte erano davvero una rarità. Fatte di legno e con borchie di bronzo, avevano uno scopo soprattutto estetico e, poiché solo le famiglie nobili potevano permettersele, quando c’erano servivano a oscurare l’interno delle stanze private dei padroni alla vista della servitù. Greci e romani installavano le porte soprattutto all’ingresso delle abitazioni per isolarle dall’esterno dei luoghi dove vivevano e per non consentire a sconosciuti e stranieri di entrarci. Eppure, se quello era lo scopo, chiuderla non era più sufficiente, ma diventava necessario trovare una soluzione per impedire l’accesso dall’esterno.

Le prime serrature apparvero in Egitto, ma furono i romani a irrobustirle con l’uso del metallo e a fare progressi nel perfezionamento dei meccanismi e nello sviluppo di un sistema contro i tentativi di scasso. Si ridusse anche la dimensione delle chiavi fino a una misura che fosse idonea a tenerle in tasca o a infilarle lungo collane appese al collo o in anelli di ferro che avrebbero dato vita ai primi portachiavi. Ma solo con l’invenzione delle parti sporgenti, i risalti, una chiave sarebbe diventata l’unico esemplare in grado di inserirsi nel buco della serratura corrispondente e di fare scattare il meccanismo. Così, solo il proprietario poteva entrare e la casa già a quei tempi – tra il 30 a.C. e il 529 d.C. – era percepita come un luogo protetto e sicuro dove vivere.

Acquisito un ruolo sociale nell’epoca e funzionale ai bisogni dei cittadini, la porta diventò un oggetto di studio e di ricerca e la scoperta di nuove tecniche si spinse fino al punto di progettare il primo serramento automatico. Il fisico-matematico Erone di Alessandria creò un meccanismo basato sulla pressione a vapore prodotta da una fonte di calore nascosta che metteva in moto un sistema di pulegge e di funi capaci di aprire le grandi porte dei templi. Singole, a doppia anta, triple, scorrevoli o pieghevoli: le civiltà classiche portarono innovazioni non solo ingegneristiche, ma anche estetiche con nuove forme e design che la creatività dell’epoca proponeva al mercato. L’architettura monumentale poteva contare su materiali più pesanti e duraturi come il bronzo per costruire le porte del Pantheon a Roma, per esempio, o come il marmo per rivestire le porte dei monumenti funerari. Del resto, secondo l’architetto romano Vitruvio, l’architettura si fonda su tre principi – utilità, stabilità e fascino – e la porta a quei tempi, e con quei materiali, sembrava rispettarle tutte.