La Pialla
I primi a usarla furono i carpentieri e gli artigiani dell’Antica Grecia. A quei tempi non era complicato costruirne una: la base di partenza era un parallelepipedo in legno duro a cui davano una forma ergonomica per agevolare quel faticoso lavoro manuale, fatto di continui movimenti alternati delle braccia in avanti e indietro.
Un cuneo teneva bloccato il ferro – la lama della pialla – all’interno di un vano per sopportare la pressione trasmessa dalle mani e resistere all’attrito che la superficie ruvida e grezza del legno opponeva alla suola dello strumento. Questa forma e composizione ha attraversato i secoli e si è mantenuta fino ai nostri giorni, accogliendo solo qualche variazione, nelle dimensioni e nei dettagli, per avere più tipi di pialla.
Lo sgrossino, per esempio: lunga fino a 35 centimetri, sgrossa le tavole dopo la segagione e asporta alti spessori di materiale grazie alla suola piatta e alla lama curva. Per lisciare grandi superfici ci vogliono attrezzi di falegnameria più grandi: il piallone è lungo fino a 70 centimetri e, dopo la sgrossatura, svolge la propria azione nei punti non uniformi del legno per mettere in risalto la planarità della tavola. Per rifinirla invece si passa al pialletto, lungo non più di 25 centimetri, con la lama a spigoli smussati per seguire ogni avvallamento lungo la venatura.
Prima di mettersi al lavoro con la pialla, va regolata la sporgenza del ferro rispetto alla suola e la posizione del controferro rispetto alla lama, in base al tipo di risultato che si vuole ottenere dalla piallatura, senza dimenticare che il senso del suo movimento deve coincidere con la direzione delle fibre del legno. La lama, quindi, va stretta al massimo perché non vibri durante i suoi passaggi e il controferro va poggiato al ferro perché i trucioli non intasino lo strumento, diminuendo le sue molteplici prestazioni: correggere le irregolarità, rimuovere i trucioli, spianare le superfici, squadrare i lati, levigare gli angoli.
Insomma, dove passa la pialla la superficie non sarà più come prima, e la fatica del lavoro di piallare il carattere del legno sarà ripagata, fino al punto che si potrà godere di una soddisfazione personale pari a quella che otteniamo quando tentiamo di smussare le spigolosità del nostro carattere per esprimere la parte migliore di noi.